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Il Veneto che si Batte – 10 azioni per la Dignità

La nostra dignità è in gioco.

Troppi giovani veneti sono costretti a lasciare la loro terra per cercare lavoro altrove. Gli affitti sono ormai fuori controllo: a Verona i prezzi sono cresciuti del 20% in soli tre anni, a Venezia un bilocale supera i 1.000 € al mese. La sanità, un tempo motivo d’orgoglio, oggi non riesce più a garantire visite tempestive. L’intelligenza artificiale minaccia di sostituire migliaia di posti di lavoro e, sulle nostre colline, sorgono basi straniere che rispondono a Washington invece che a Roma o Bruxelles.

Ma non siamo condannati a stare a guardare. Possiamo cambiare la rotta - se scegliamo di batterci. Con coraggio, idee chiare e un progetto ambizioso, il Veneto può tornare ad essere una terra che da a tutti i suoi cittadini dignità.

Questo programma non è un elenco di promesse: è un impegno di battaglia, per un Veneto che si rialza e si batte per tutti.

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Insieme possiamo costruire il Veneto che si batte.

🔴 Il Problema

La casa non è un lusso: è un diritto.
Eppure in Veneto oggi questo diritto è negato a troppe persone.

Nel 2024, la nostra regione ha vissuto l’anno più nero sul fronte del caro affitti (Sole 24 Ore – Qualità della Vita 2024):

  • a Venezia, il 65% dello stipendio medio serve solo per pagare la casa;

  • a Verona e Padova, l’affitto pesa per il 33% del reddito;

  • a Treviso arriva al 38%, mentre solo a Vicenza (24%) e Rovigo/Belluno (18%) la situazione è più sostenibile.
    Gli affitti sono aumentati del +9% in un solo anno, toccando 11,54 €/m² in media (Immobiliare.it, novembre 2024) e fino a 15,3 €/m² nella provincia di Venezia.

Nel frattempo, le case turistiche crescono senza sosta: +14,3% nel 2024, raggiungendo 52.455 alloggi destinati al turismo (Confcommercio Veneto).
E, incredibilmente, 457.000 abitazioni pubbliche in regione risultano vuote o inagibili, in attesa di interventi strutturali ed energetici.

A Verona, l’emergenza è drammatica:

  • mancano 5.500 case per le fasce più deboli;

  • 560 alloggi comunali e 170 ATER restano sfitti;

  • 1.400 famiglie aspettano un alloggio ERP e 600 sono registrate in emergenza abitativa;

  • 17.000 appartamenti privati, pari al 12,5% del patrimonio immobiliare cittadino, restano chiusi. (Corriere del Veneto, 3 gennaio 2025)


🟢 La Soluzione

1️⃣ Rigenerare 6.000 abitazioni
Recupero degli immobili sfitti ATER, edifici pubblici abbandonati e caserme dismesse.
Costo medio: ~84.000 € per alloggio (Osservatorio ANCE 2024).

2️⃣ Costruire 4.000 nuove abitazioni modulari
Edifici prefabbricati di qualità, ecosostenibili, con spazi verdi e comuni.
Costo medio: ~110.000 € per alloggio.

Una porzione delle abitazione verrà riservato a giovani, famiglie a basso reddito, senzatetto e rifugiati.

Totale investimento stimato: 850–950 milioni € in 5 anni, meno di 200 milioni l’anno - una cifra sostenibile per restituire dignità abitativa a decine di migliaia di veneti.


💰 Chi paga

  • 50% Regione Veneto e fondi UE (PNRR, InvestEU, BEI);

  • 20% Stato, con politiche di housing sociale;

  • 30% imprese private, attraverso il modello Olivetti 2.0:
    grandi aziende come Luxottica, Benetton, Generali co-finanziano edilizia sociale, in cambio di quote abitative per lavoratori, ricercatori e talenti.
    Un ritorno per tutti: le imprese attraggono manodopera, i cittadini trovano case dignitose, la Regione riduce i costi.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Riportare 25.000 veneti in case dignitose;

  • Ridurre notevolmente il costo medio degli affitti nelle città universitarie e turistiche;

  • Rigenerare interi quartieri abbandonati, creando nuove comunità vive, sostenibili e solidali;

  • Supportare i più vulnerabili per accedere al diritto all'abitazione.

💬 In sintesi

Il Veneto deve tornare a essere una terra dove si può vivere, non solo sopravvivere.
Con coraggio, concretezza e solidarietà, possiamo farlo: battendoci per la casa come diritto universale.

🔴 Il Problema

l Veneto è una terra che lavora ma dove, troppo spesso, chi lavora resta povero.
Oggi oltre 250.000 lavoratrici e lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro al mese (INPS, Rapporto Annuale 2023).
Il 20% dei contratti è precario o intermittente (Veneto Lavoro, 2023), e quasi la metà dei giovani italiani - anche in Veneto - riceve meno di 9 euro lordi all’ora (ISTAT, Retribuzioni 2024).

Nel frattempo il costo della vita è esploso: affitti, bollette e trasporti divorano gli stipendi.
Chi lavora a tempo pieno non riesce più a vivere con dignità.

Un territorio che crea ricchezza ma la concentra in poche mani è un territorio che si sta spegnendo.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Clausola di equità negli appalti pubblici

Nessun appalto regionale o partecipato potrà pagare meno di 10 euro l’ora.
Le aziende che vogliono lavorare con la Regione dovranno applicare i contratti collettivi nazionali e rispettare la soglia di dignità salariale veneta.
Chi paga meno resta fuori.

Ogni euro di denaro pubblico deve creare lavoro dignitoso, non sfruttamento.

2️⃣ Patto Veneto per il Lavoro Dignitoso

Un accordo permanente tra Regione, sindacati e imprese per fissare ogni anno una soglia salariale aggiornata, non inferiore a 10 €/ora netti, vincolante per:

  • bandi e sovvenzioni regionali;

  • incentivi all’assunzione;

  • corsi di formazione professionale finanziati dalla Regione.

Le imprese che rispettano il Patto avranno priorità nei finanziamenti pubblici e potranno usare il marchio
“Impresa Veneta per il Lavoro Dignitoso.”

3️⃣ Rating etico e Osservatorio sul Lavoro Povero

Creazione di un Osservatorio regionale permanente che calcoli ogni anno il costo della vita per provincia e monitori i livelli salariali reali.
Sarà pubblicato un rating etico delle imprese venete, premiando chi garantisce stabilità, dignità e contratti regolari.

Più trasparenza, meno precarietà.


💰 Chi paga

Nessun costo aggiuntivo per la Regione:

  • le risorse esistenti (fondi UE, PNRR, incentivi e appalti) saranno semplicemente vincolate al rispetto dei 10 €/ora;

  • le imprese virtuose avranno priorità e agevolazioni nei bandi;

  • i controlli saranno gestiti tramite le strutture già attive (INPS, Ispettorato, Camere del Lavoro).

Un aumento medio dei salari più bassi porterà più consumi, più fiducia e più entrate fiscali per tutti.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Zero lavoratori sotto i 10 €/ora nei contratti pubblici regionali.

  • Creazione di un Patto permanente per il Lavoro Dignitoso.

  • Riduzione significativa dei lavoratori poveri in Veneto.

  • Un modello di economia etica e competitiva, dove chi rispetta le persone viene premiato.


💬 In sintesi

Lavorare deve tornare a significare vivere, non sopravvivere.
Con un salario di dignità da 10 euro l’ora, il Veneto può essere la prima regione d’Italia a garantire che ogni euro pubblico sostenga solo lavoro giusto e umano.
Il Veneto che si batte difende chi lavora - non chi sfrutta.

 

🔴 Il Problema

Nel Nordest si trovano alcune delle più grandi basi militari americane in Europa, installazioni che non rispondono né a Roma né a Bruxelles, ma direttamente a Washington.

  • Vicenza – Camp Ederle e Del Din: quartier generale dell’US Army per il Sud Europa, con circa 12.000 militari e familiari.

  • Aviano (in Friuli): una delle principali basi aeree statunitensi in Europa, con oltre 50 aerei da combattimento e 3.000 soldati.

Queste non sono basi NATO “multilaterali”: sono basi americane su suolo italiano, che operano al di fuori del controllo democratico del nostro Paese e dell’Unione Europea.
Un’anomalia storica che dura da oltre 70 anni.

Oggi, mentre gli Stati Uniti continuano a partecipare o sostenere operazioni militari che hanno provocato migliaia di vittime civili - come durante il genocidio a Gaza, dove l’ONU ha segnalato gravi violazioni del diritto internazionale - il Veneto non può restare complice passivo.
Non vogliamo che il nostro territorio venga usato, direttamente o indirettamente, per alimentare guerre o tragedie umanitarie.

L’Europa deve poter difendere se stessa e farlo nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Chiedere al Governo la chiusura graduale delle basi USA di Vicenza
Percorso concordato con il Governo italiano e in coordinamento con la NATO, per una transizione ordinata e sicura.

2️⃣ Trasformazione in basi italiane ed europee o centri di eccellenza civili
Le strutture esistenti saranno convertite in basi dell’Esercito Italiano o in collaborazione con partner europei. Le infrastrutture saranno riutilizzate anche per attività civili: ricerca, protezione civile, innovazione tecnologica e formazione. Una riconversione sostenibile che crea lavoro e ridà senso al territorio.

3️⃣ Clausole di non-complicità internazionale
Ogni accordo di transizione includerà il divieto assoluto di utilizzo del territorio veneto per operazioni in cui vi siano denunce di violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale.


💰 Chi paga

  • Italia e Unione Europea, con fondi del bilancio europeo per la difesa e la riconversione industriale.

  • Partecipazione delle imprese locali nella trasformazione dei siti e nei nuovi progetti di innovazione tecnologica civile.

Il riutilizzo delle infrastrutture già presenti riduce drasticamente i costi e permette di creare migliaia di posti di lavoro stabili - militari e civili - in logistica, sicurezza, ricerca e green tech.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Restituire piena sovranità territoriale all’Italia e all’Europa.

  • Garantire che nessuna infrastruttura veneta possa essere usata per azioni contrarie ai diritti umani.

  • Creare oltre 5.000 posti di lavoro diretti e indiretti grazie alla riconversione delle basi e all’indotto tecnologico.


💬 In sintesi

Difenderci sì, ma con un esercito nostro e con la coscienza pulita.
Il Veneto che si batte non accetta basi straniere, né complicità in guerre ingiuste.
Difendiamo la nostra terra, la nostra dignità e la pace - senza piegarci a nessuno.

🔴 Il Problema

La violenza di genere non nasce dal nulla: cresce dentro una cultura che normalizza il sessismo, la discriminazione e il dominio maschile fin dall’infanzia.
In Italia, il 31% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita (ISTAT, 2023).
In Veneto, oltre 5.000 donne ogni anno si rivolgono ai centri antiviolenza (D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza, 2023).

Eppure, nelle scuole venete l’educazione alle relazioni, alla parità e al rispetto è ancora marginale.
Gli insegnanti non hanno strumenti adeguati, gli psicologi scolastici sono pochissimi (in media 1 ogni 1.500 studenti, contro gli standard europei di 1 ogni 600), e gli stereotipi di genere restano radicati nei libri, nei giochi, nelle parole.

La violenza non si ferma solo con le leggi, purtroppo: si previene con l’educazione.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Corsi obbligatori su parità e rispetto in tutte le scuole

Introduzione, in ogni istituto primario e secondario, di moduli annuali dedicati a:

  • parità di genere, affettività e relazioni non violente;

  • prevenzione del bullismo e del linguaggio d’odio;

  • educazione civica, diritti umani e cittadinanza digitale.

La scuola come prima linea contro la violenza e la discriminazione.

2️⃣ 1 psicologo ogni 600 studenti

Raddoppiare entro 5 anni la presenza di psicologi scolastici, passando dall’attuale rapporto 1:1.500 a 1:600.
Un servizio accessibile, gratuito e stabile, in coordinamento con ASL e centri antiviolenza.

Prevenzione, ascolto e supporto psicologico per studenti, insegnanti e famiglie.

3️⃣ Formazione di 50.000 docenti

Un grande piano di formazione per 50.000 insegnanti su inclusione, parità di genere e prevenzione della violenza.
Ogni docente avrà accesso a corsi certificati finanziati dalla Regione e da programmi europei.

Educatori preparati per costruire una cultura del rispetto.

4️⃣ Peer-to-Peer Education

Introduzione di programmi di educazione tra pari, già sperimentati in Scandinavia, dove studenti formati aiutano i propri coetanei a riconoscere e correggere comportamenti sessisti e discriminatori. Le ricerche mostrano che questi programmi riducono del 30% i comportamenti aggressivi e sessisti nelle scuole (Nordic Council Report, 2021).

Cambiare dal basso, insieme.


💰 Chi paga

Costo stimato: 80–100 milioni di euro all’anno, coperti da:

  • 50% fondi europei (Erasmus+, Horizon Europe, European Social Fund);

  • 30% Regione Veneto, con risorse già destinate a scuola e welfare;

  • *20% contributi del Ministero dell’Istruzione e del PNRR istruzione 2025–2027.

Un investimento minimo per costruire una società più giusta e sicura.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Educazione alla parità e al rispetto in tutte le scuole venete.

  • Rapporto psicologo/studenti portato a 1:600.

  • 50.000 docenti formati su parità e inclusione.

  • -30% di episodi di bullismo e sessismo tra studenti.

  • Un cambio culturale generazionale: dal silenzio al rispetto, dall’indifferenza alla solidarietà.


💬 In sintesi

La scuola non deve solo insegnare: deve cambiare la società.
Con una rivoluzione culturale nelle aule, il Veneto può diventare la prima regione in Italia a formare una generazione libera da sessismo, misoginia e violenza.
Il Veneto che si batte educa al rispetto, per costruire la libertà di tuttə.

🔴 Il Problema

Il Veneto è una delle regioni più dinamiche d’Italia, ma anche una di quelle da cui più giovani se ne vanno.
Negli ultimi dieci anni, oltre 150.000 under 35 hanno lasciato la regione per lavorare o studiare altrove (ISTAT, Migrazioni interne e internazionali, 2012–2023).
Molti sono laureati e tecnici specializzati: una vera fuga di cervelli che impoverisce famiglie, imprese e comunità.

Secondo la Fondazione Nord Est (2024), circa 15.000 giovani veneti emigrano ogni anno, spesso per salari più alti e affitti più bassi.
Il Rapporto SVIMEZ 2023 conferma che “la nuova emigrazione dal Nord è spinta da precarietà e costo della vita urbano insostenibile”.

Serve un piano per farli restare e tornare, non solo sopravvivere.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Programma “Ritorno Veneto”

Incentivi per 5.000 giovani veneti che tornano da altre regioni o dall’estero:

  • fino a 10.000 € di contributo per chi apre un’attività, si assume o avvia un progetto di impresa;

  • aiuti su affitto e spese di rientro per i primi 12 mesi.

Il ritorno dei giovani come investimento produttivo, non costo.

2️⃣ Fondo “Impresa Giovane Veneto”

Un fondo da 100 milioni € in 5 anni per finanziare start-up, cooperative e PMI fondate da under 35, con mentoraggio da università e camere di commercio.

Chi innova trova casa qui, non a Berlino o Barcellona.

3️⃣ Abitare e lavorare in Veneto

Collegamento diretto con il piano “10.000 nuove case – Olivetti 2.0”:
il 15% degli alloggi sarà riservato a giovani lavoratori e neofamiglie.

Casa e lavoro insieme: le basi per restare.

Viaggiare per crescere, tornare per costruire.


💰 Chi paga

  • 50% Regione Veneto, con fondi per lavoro e sviluppo economico;

  • 30% Unione Europea, tramite FSE+ e Erasmus+;

  • 20% partnership private (Camere di Commercio, Fondazioni bancarie).

Un investimento che si ripaga con più reddito, occupazione e natalità.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Far tornare 10.000 giovani veneti emigrati.

  • Creare 25.000 nuovi posti di lavoro qualificati.

  • Ridurre del 30% l’emigrazione giovanile netta.

  • Fare del Veneto un polo europeo di opportunità e innovazione.


💬 In sintesi

Non basta fermare l’emigrazione: dobbiamo invertire la rotta.
Con lavoro, casa e dignità, il Veneto può tornare ad attrarre chi era partito.
Il Veneto che si batte non perde i suoi figli, li fa tornare.

🔴 Il Problema

Il Veneto vanta una sanità pubblica tra le migliori d’Italia ma la qualità non basta, se non riesce più a raggiungere tutti in tempo.
Oggi, le liste d’attesa si allungano, i pronto soccorso sono sotto pressione e la spesa per malattie croniche cresce ogni anno.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 70% delle malattie croniche è prevenibile con controlli regolari e stili di vita sani.
Eppure, nel Veneto solo una minoranza degli over 50 effettua check-up periodici, e le aree montane e rurali restano spesso escluse dai servizi digitali e specialistici.

Spendiamo miliardi per curare, ma pochissimo per prevenire.
È tempo di invertire la rotta.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Check-up gratuiti ogni 2 anni

Ogni cittadino over 50 e ogni lavoratore a rischio (esposizione a sostanze, lavori usuranti, malattie croniche) avrà diritto a un controllo sanitario completo gratuito ogni due anni.
Screening, analisi e visite preventive diventano un diritto universale.

Curare prima significa salvare vite e risorse.

2️⃣ Telemedicina per tutti, ovunque

Sviluppo della rete di telemedicina diffusa, con dispositivi di monitoraggio remoto per chi vive in zone montane e rurali.
Un sistema integrato con le ASL locali, che consente ai medici di seguire i pazienti cronici a distanza, riducendo ricoveri e spostamenti.

La sanità arriva a casa tua, non il contrario.

3️⃣ Prevenzione al centro del bilancio

Oggi solo il 5% del bilancio sanitario regionale (circa 9 miliardi €/anno) è dedicato alla prevenzione.
Il piano prevede di triplicare la quota al 15% in 5 anni, portando la spesa preventiva a circa 1,35 miliardi €/anno.

Più prevenzione, meno ospedali pieni.


💰 Chi paga

Costo stimato: 200 milioni €/anno per check-up e infrastrutture di telemedicina, finanziati da:

  • Regione Veneto, riallocando parte del bilancio sanitario;

  • Fondi europei per la salute (EU4Health, Horizon Europe);

  • Partnership pubblico-private per l’adozione di tecnologie digitali.

💡 Risparmio atteso: prevenire 10.000 casi di diabete o tumore l’anno significa risparmiare circa 300 milioni di euroin cure e farmaci ospedalieri (Ministero della Salute, 2024).

Prevenire non costa: fa risparmiare e salva vite.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Check-up gratuito biennale per 100% degli over 50 e lavoratori a rischio.

  • Quota di spesa in prevenzione portata al 15% del bilancio sanitario.

  • Riduzione della mortalità cardiovascolare e oncologica in 10 anni.

  • Abbattimento delle liste d’attesa grazie a diagnosi precoci e gestione digitale.


💬 In sintesi

Il Veneto deve passare da una sanità che reagisce a una sanità che prevede e protegge.
Con prevenzione, tecnologia e controlli gratuiti, possiamo guadagnare anni di vita e restituire fiducia nella sanità pubblica.
Il Veneto che si batte cura prima che la malattia arrivi, perché la dignità si difende anche con la salute.

🔴 Il Problema

Il Veneto è tra le regioni più inquinate d’Europa.
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA, 2024), le città di Padova, Verona e Vicenza superano regolarmente i limiti OMS di PM2.5 e NO₂, con valori fino a 4 volte superiori agli standard di sicurezza. (EEA, Air Quality in Europe 2024; ISPRA, Rapporto Qualità dell’Aria 2023)

Ogni anno, circa 3.500 morti premature in Veneto sono legate all’inquinamento atmosferico (EEA, Health Impacts of Air Pollution in Europe 2023; ISS, Studio SENTIERI 2023).
La Pianura Padana è oggi la zona più inquinata del continente (Copernicus Atmosphere Monitoring Service, 2023).

Respirare non può diventare un rischio per la salute.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Piano Aria Veneto 2030

Riduzione del 50% delle emissioni di PM2.5 entro il 2030, in linea con il Green Deal europeo (COM/2022/542).
Azioni principali:

  • elettrificazione completa del trasporto pubblico urbano e interurbano;

  • incentivi per auto elettriche e ibride;

  • limitazione progressiva dei veicoli diesel in aree urbane.

Aria più pulita, mobilità più moderna.

2️⃣ Bonus Caldaie Verdi

Contributi fino a 3.000 € per sostituire vecchie caldaie a gasolio o biomassa con pompe di calore e impianti rinnovabili.
Obiettivo: 50.000 sostituzioni in 5 anni (modello Lombardia 2021–2025).

Ridurre emissioni domestiche, risparmiare energia.

3️⃣ Riforestazione e barriere verdi

Piantumazione di 5 milioni di alberi in aree urbane, industriali e lungo le autostrade, in collaborazione con scuole, Comuni e imprese agricole.

Gli alberi come infrastruttura di salute pubblica.


💰 Chi paga

Costo stimato: 350 milioni €/anno, coperto da:

  • 50% fondi UE e PNRR (Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica);

  • 30% Regione Veneto;

  • 20% cofinanziamento comunale e privato (trasporti, edilizia, agricoltura).

Ogni euro investito in aria pulita genera 2,5 € di risparmi sanitari e produttivi (OCSE, Environmental Outlook 2023).


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • -50% emissioni PM2.5 e NO₂ nelle città venete.

  • Migliaia di vite salvate ogni anno grazie alla riduzione dell’inquinamento.

  • 50.000 abitazioni efficienti e riscaldamenti puliti.

  • 5 milioni di alberi piantati in 5 anni.

  • Veneto prima regione italiana con aria conforme agli standard OMS.


💬 In sintesi

Respirare non deve essere un lusso.
Con trasporti verdi, case sostenibili e aria pulita, il Veneto può guidare la rivoluzione ecologica italiana.
Il Veneto che si batte difende la vita - una boccata d’aria alla volta.

🔴 Il Problema

Il Veneto è la seconda regione manifatturiera d’Italia: logistica, metalmeccanica, tessile, turismo, agrifood.
Tutti settori oggi a rischio automazione.

Secondo l’OCSE, il 27% dei posti di lavoro in Europa è a rischio sostituzione parziale o totale da parte dell’intelligenza artificiale - e l’Italia è sopra la media europea per esposizione (OECD Employment Outlook, 2024).
Nel Veneto, centinaia di migliaia di lavoratori rischiano di essere travolti da una trasformazione che sta avanzando più velocemente della politica.

Se non interveniamo ora, l’AI diventerà un moltiplicatore di disuguaglianze.
Serve una strategia per mettere la tecnologia al servizio delle persone, non contro di loro.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Un Fondo Veneto per l’Intelligenza Artificiale

Un piano di 500 milioni in 5 anni (100 milioni/anno) per formare, proteggere e riconvertire i lavoratori.
Un fondo regionale dedicato alla transizione giusta, per assicurare che nessuno venga lasciato indietro.

2️⃣ Formazione per 50.000 lavoratori

Programmi di riqualificazione digitale in tutti i settori: industria, turismo, sanità, pubblica amministrazione.
Corsi su intelligenza artificiale, data management, automazione, manutenzione robotica, sicurezza informatica.

L’obiettivo: fare del Veneto la regione più preparata d’Italia alla trasformazione tecnologica.

3️⃣ Voucher di riqualificazione per disoccupati e NEET

Voucher formativi per giovani e disoccupati, spendibili presso enti certificati e università venete.
Diritto alla formazione come diritto al lavoro.

Diamo una seconda opportunità a chi rischia di restare escluso.

4️⃣ Incentivi alle imprese che reinvestono

Crediti d’imposta e incentivi alle aziende che reinvestono i risparmi da automazione in nuova occupazione, formazione e welfare aziendale.
Chi usa l’AI per licenziare, paga; chi la usa per crescere insieme ai lavoratori, viene premiato.

Innovare sì, ma con responsabilità sociale.

5️⃣ Un Centro Veneto AI & Lavoro a Verona

Creazione di un Centro regionale di ricerca e policy su AI, lavoro e formazione continua.
Collaborazione con università, sindacati e imprese per anticipare i cambiamenti e scrivere politiche pubbliche basate su dati.

Il Veneto come laboratorio europeo di “transizione giusta”.


💰 Chi paga

Fondo da 500 milioni in 5 anni, così finanziato:

  • 40% Regione Veneto (riallocando parte dei fondi per innovazione e formazione);

  • 30% Stato italiano (Ministero del Lavoro, Transizione Digitale);

  • 30% Unione Europea (programmi Digital Europe e European Social Fund).

Un investimento necessario per salvare e creare lavoro in un’epoca di automazione.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • 50.000 lavoratori riqualificati con competenze digitali e tecniche.

  • Creazione di nuove figure professionali: data analyst, tecnici AI, manutentori robotici.

  • Veneto prima regione italiana con un piano strutturale di transizione giusta.


💬 In sintesi

L’intelligenza artificiale cambierà tutto ma può farlo a vantaggio delle persone, non a loro spese.
Con il Fondo Veneto per l’AI, la nostra regione sarà la prima in Europa a mettere l’innovazione al servizio del lavoro.
Il Veneto che si batte non teme il futuro: lo governa.

🔴 Il Problema

Il nostro tempo è attraversato da crisi umanitarie senza precedenti.
Oltre 5,9 milioni di rifugiati palestinesi (UNRWA, 2024), 6 milioni di profughi ucraini (UNHCR, 2024) e più di 10 milioni di sfollati dal Sudan vivono oggi in condizioni di precarietà estrema, spesso bloccati in campi profughi senza prospettive.

Dietro questi numeri ci sono donne, bambini e famiglie che hanno perso tutto: la casa, il lavoro, la sicurezza.
E mentre molti Paesi chiudono le frontiere, l’Italia e il Veneto non possono voltarsi dall’altra parte.

Accogliere non significa aprire indiscriminatamente: significa organizzare, integrare e restituire dignità a chi fugge da guerre e persecuzioni.
È un dovere umano, giuridico e morale.


🟢 La Soluzione

1️⃣ Accoglienza di 5.000 rifugiati in 5 anni

Un piano regionale di accoglienza per 5.000 persone in 5 anni, con priorità alle famiglie più vulnerabili provenienti da Palestina, Ucraina, Sudan e altre aree di conflitto.
Distribuzione equilibrata sul territorio grazie al coinvolgimento diretto dei Comuni.

Solidarietà concreta, non slogan.

2️⃣ Case e dignità abitativa

Il 5% delle 10.000 nuove case previste dal piano “Olivetti 2.0” sarà destinato all’accoglienza umanitaria.
Alloggi dignitosi, non emergenziali, per favorire integrazione e stabilità.

Nessuno deve ricominciare da zero in una tenda o in un centro temporaneo.

3️⃣ Integrazione rapida e reale

  • Corsi di lingua italiana per adulti e bambini.

  • Accesso immediato alla scuola per i minori.

  • Programmi di inserimento lavorativo tramite cooperative e imprese venete.

  • Supporto psicologico per chi ha vissuto traumi di guerra.

L’integrazione non è assistenza, ma partecipazione alla vita comune.


💰 Chi paga

Il piano sarà cofinanziato da:

  • Regione Veneto, con risorse dedicate all’abitare e al welfare locale;

  • Unione Europea, tramite il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (AMIF) e i fondi di coesione sociale;

  • Stato italiano, attraverso il Ministero dell’Interno e il Dipartimento per le Libertà Civili.

I Comuni che aderiscono riceveranno incentivi economici e supporto amministrativo, per garantire un’accoglienza sostenibile e distribuita equamente.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Accoglienza e integrazione di 5.000 rifugiati in Veneto.

  • Distribuzione equa dei nuovi arrivi su tutto il territorio regionale.

  • Coinvolgimento attivo di almeno 100 Comuni veneti nel sistema di accoglienza.

  • Trasformare il Veneto in un modello europeo di accoglienza dignitosa e integrazione reale.


💬 In sintesi

Accogliere non è un peso: è un investimento in dignità e futuro.
Con case, lavoro e istruzione, il Veneto può diventare un esempio di civiltà e umanità in Europa.
Il Veneto che si batte non alza muri: costruisce ponti, per chi fugge dalla guerra e per chi vuole vivere in pace.

🔴 Il Problema

Oggi in Veneto l’addizionale IRPEF è piatta all’1,23%:
significa che un lavoratore da 20.000 euro paga la stessa aliquota di un manager da 200.000.
Un sistema che ignora la giustizia sociale e penalizza chi ha di meno.

In un momento in cui il costo della vita cresce e le disuguaglianze aumentano, non è accettabile che chi guadagna poco paghi proporzionalmente quanto chi guadagna molto.
Serve un’imposta regionale semplice, equa e solidale, che alleggerisca il carico sui redditi bassi e chieda un contributo maggiore solo a chi può permetterselo.


🟢 La Soluzione

💡 Una scala progressiva, chiara e trasparente

Fascia di reddito annuo Aliquota proposta
Fino a 10.000 € 0% (no-tax area)
Da 10.001 a 50.000 € 1%
Da 50.001 a 100.000 € 2%
Da 100.001 a 150.000 € 3%
Oltre 150.000 € 3,33% (massimo consentito dalla legge)

➡️ Equità semplice: chi guadagna meno, paga meno.
Chi guadagna di più, contribuisce di più.

📊 Esempi concreti

  • 👩‍🏭 Lavoratore da 20.000 € → paga 100 €, invece degli attuali 246 €.

  • 👨‍⚕️ Reddito medio da 45.000 € → risparmia circa 200 € all’anno.

  • 👨‍💼 Manager da 300.000 € → contribuisce con 4.600 € in più rispetto a oggi.

Con questa riforma:

  • la grande maggioranza delle famiglie venete paga meno;

  • i redditi medi restano tutelati;

  • e chi ha di più sostiene i servizi pubblici da cui tutti beneficiano.


💰 Chi paga

La nuova addizionale:

  • mantiene un gettito complessivo simile o leggermente inferiore all’attuale,

  • ma ridistribuisce meglio il carico fiscale, aumentando la capacità di spesa delle famiglie a basso reddito,

  • e rafforza la giustizia fiscale regionale senza penalizzare le imprese o la crescita.

Il modesto calo di gettito è ampiamente compensato dai maggiori consumi interni e dal sostegno all’economia reale.


🎯 Obiettivi entro il 2030

  • Alleggerire la pressione fiscale per oltre 1 milione di lavoratori e famiglie venete.

  • Aumentare il reddito disponibile delle fasce medio-basse di 200–400 € annui.

  • Mantenere un gettito regionale stabile e sostenibile.

  • Rendere il sistema fiscale del Veneto un modello di equità e semplicità in Italia.


💬 In sintesi

Un sistema fiscale equo è la base della libertà.
Con una addizionale IRPEF semplice e progressiva, il Veneto può diventare la prima regione d’Italia a mettere la giustizia sociale al centro della fiscalità.
Il Veneto che si batte difende chi lavora e contribuisce, non chi accumula senza restituire.

👉 Questo programma è in costruzione. Da qui alle elezioni di novembre continueremo a coinvolgere i cittadini veneti per perfezionare idee, aggiungere nuove proposte e rendere il nostro piano ancora più forte.

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Battiamoci per la dignità di ogni veneto.

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